BSO Brasil collabora con OBIETTIVO BRASIL, rivista italo-brasiliana nata nel 2013 sotto gli auspici del Console Generale d'Italia a Curitiba, diretta a un pubblico di imprenditori interessati al Brasile e con SCAPPO IN BRASILE, blog che raccoglie articoli che in modo professionale ritraggono molteplici aspetti della società, l'economia, i costumi del mondo brasiliano.

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Nel mese di Agosto 2014 BSO Brasil ha pubblicato l'articolo sottostante.

 

IL RIAMMODERNAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE BRASILIANE:

IL GIGANTE SI É SVEGLIATO?

Finalmente il governo ha cambiato rotta, decidendo di affidare alla ben più efficiente iniziativa privata il riammodernamento delle infrastrutture. Decisione imprescindibile per dare una svolta alla competitività delle imprese brasiliane e soddisfare l'inarrestabile domanda di trasporto dovuta all'ascensione della classe media. Gli avanzamenti sono innegabili ma resta ancora molto da fare: una sfida decisiva attende il nuovo presidente che sarà eletto tra qualche mese.

 

di Fabio Moro*

È famosa la pubblicità di qualche anno fa di un noto whiskey dove una parte della città di Rio de Janeiro prendeva le spettacolari sembianze di un gigante addormentato che si svegliava d’improvviso, si drizzava in piedi ed iniziava a camminare tra le baie della metropoli brasiliana. Lo spot terminava con la frase ad effetto “O gigante nao está mais adormecido” (il gigante non è più addormentato).

Di fatto è innegabile che il Brasile negli ultimi quindici anni abbia fatto passi da gigante. Ma rimane ancora un grande decisivo passo da compiere, il più importante di tutti: l’ammodernamento delle infrastrutture.

Il processo di ascensione della classe sociale brasiliana ha infatti provocato un costante aumento della domanda di investimento. Per capirci: solo nell’ultimo decennio ben dieci milioni di brasiliani hanno volato per la prima volta. Nella città di San Paolo il numero di passeggeri trasportati su ruote e ferrovie dal 2003 è semplicemente raddoppiato, superando i 6 milioni di viaggi giornalieri.

Senza contare la significativa incidenza dell’inefficiente rete infrastrutturale e logistica sulla competitività delle imprese. In Brasile attualmente i costi logistici rappresentano una percentuale del 50% superiore rispetto a quelli degli Stati Uniti.

Le elezioni presidenziali – previste ad ottobre – incombono e il presidente che sarà eletto avrà lo spinoso compito di accelerare gli investimenti nelle infrastrutture. Solo così il Brasile sarà in grado di rispondere in modo soddisfacente alla crescente domanda interna e alla competitività delle imprese brasiliane rispetto al resto del mondo.

 

Il gigante in movimento

È ancora presto per capire se il gigante sarà veramente in grado di ergersi per mostrare la sua potenza. Ma sicuramente si può dire che si sta quanto meno sgranchendo gambe e braccia.
La gestione governativa dell’ultimo decennio in tema di infrastrutture è stata molto criticata, dato che lo sbandierato PAC, il Programma governativo di Accelerazione della Crescita, non è mai decollato sino al 2012.

Tuttavia oggi tangibili avanzamenti in tema di infrastruttura sono all’evidenza di tutti: nel 2012 il governo ha finalmente lanciato un piano concreto che prevede 206 miliardi di reais (circa 70 miliardi di euro) di investimenti privati in strade, ferrovie, porti e aeroporti nel corso dei prossimi 30 anni.

Dall’analisi di due articoli molto chiari pubblicati nel mese di giugno sulla prestigiosa rivista “Exame” e sulla monografia “Valor setorial” dedicata all’Infrastruttura, rispettivamente intitolati “Il 2013 è stato l’anno della svolta per aeroporti e strade in Brasile?” e “Molte cose pronte a trasformarsi in realtà”, emergono varie circostanze incoraggianti.


Eccone la sintesi.

1) Il riconoscimento del governo della necessità di ricorrere all’iniziativa privata

La presidente Dilma Rousseff ha finalmente ammesso che il governo da solo non può risolvere il problema delle infrastrutture, a lungo trascurato nel paese, dovendo ricorrere al settore privato per realizzare le grandi opere.
Questa presa di coscienza è stata fondamentale. Una chiave di svolta, considerando le inefficienze del sistema pubblico, a volte sfacciatamente scandalose.

Nel 2013 si è dunque fortunatamente chiuso un ciclo di otto anni in cui gli investimenti pubblici in infrastrutture di trasporto superavano numericamente quelli privati.

 

2) L’assegnazione della realizzazione delle opere infrastrutturali al sistema privato

Le dichiarazioni di Dilma non sono rimaste lettera morta ma si sono realmente – seppur faticosamente – trasformate nella concessione di opere all’iniziativa privata.

A quanto pare le concessioni hanno cominciato a decollare. Sotto l’attuale amministrazione, il governo è riuscito mettere all’asta aeroporti e tratti di strade federali.

Uno studio condotto dall’Istituto per la Ricerca Economica Applicata mostra che le concessionarie hanno sborsato nell’ultimo anno il valore record di 16 miliardi di dollari per autostrade, aeroporti, ferrovie e porti, il 44% in più rispetto al settore pubblico.

La realizzazione di ben cinque aeroporti – Guarulhos, Viracopos, Brasilia, Cofins e Galeao – che movimentano il 45% dei passeggeri del Brasile, è stata concessa a gruppi privati.
Quanto al sistema stradale, sono stati appaltati sei lotti, per un totale di quasi 5.000 km, che contempleranno 32,5 miliardi di investimenti nel corso dei 30 anni di durata.

Queste opere dovranno ridurre significativamente i costi logistici, con un miglioramento della competitività. Ad esempio, secondo Rui Prado, presidente della Federazione dell’Agricoltura e Allevamento del Mato Grosso, “la manutenzione e duplicazione della BR-163, nel tratto mato-grossense Alto Taquari – Sinop, deve generare una riduzione potenziale del 15% nel costo del trasporto. Ciò in virtù principalmente della diminuzione del tempo di viaggio e del consumo di diesel”. Per capirci: nella BR-163 passa il 30% del carico di soia, una delle principali risorse del Paese.

 

3) L’effettivo inizio della realizzazione delle opere

Solo lo scorso anno ci sono stati sette progetti avviati. Nella prima metà del 2014, Dilma Roussef ha partecipato alla inaugurazione di tre nuovi terminali aeroportuali concessi al settore privato a Brasilia, San Paolo e Rio Grande do Norte. In due anni e mezzo, il consorzio Invepar ACSA, vincitore della gara per l’aeroporto di San Paolo, ha realizzato una struttura di 200.000 mq aumentando del 33% il flusso annuale di passeggeri: per l’aeroporto passeranno ogni anno 48 milioni di persone.

Nel mese di aprile, il consorzio Inframerica ha inaugurato l’area sud dell’Aeroporto Internazionale Juscelino Kubitschek, a Brasilia, dagli utenti considerato fino allora uno dei peggiori. In due anni, l’operatore è riuscito ad aumentare la capacità dell’aeroporto del 30%, a 21 milioni di passeggeri all’anno.

Il consorzio Aeroportos Brasil, responsabile dell’aeroporto de Viracopos, nelle vicinanze di San Paolo, seppur tardivamente, ha potuto completare più del 90% del progetto. Certo ha registrato un ritardo, ma un risultato importante se comparato alla tempistica del settore pubblico che su 12 grandi progetti infrastrutturali ha un ritardo medio di quattro anni.

 

4) La buona salute finanziaria dei gruppi che dominano il mercato delle concessioni

Quattro grandi gruppi di concessionari hanno azioni negoziate in borsa: CCR, Arteris, Ecorodovias e Triunfo. Insieme, valgono quasi 50 miliardi di dollari. Secondo gli analisti che seguono i risultati di queste aziende, la maggior parte dei gruppi hanno condizioni finanziarie per assumere nuove concessioni.

 

5) Il sostegno finanziario del governo tramite la banca BNDES

Il governo ha dato un sostegno significativo alle imprese concessionarie per rendere più “digeribili” i prezzi delle aste. Il BNDES, la Banca Centrale di Sviluppo Economico e Sociale a controllo statale, finanzia sino al 70% delle opere con interessi al 7%, ossia 4 punti percentuali al di sotto del tasso base dell’economia, il Selic.
La banca prevede un ulteriore investimento nel Paese in logistica dei trasporti pari a 171 miliardi di reais. Secondo Dalmo Marchetti, direttore di logistica del BNDES, “il Paese non ha problemi di risorse. Ma ha una sfida davanti, che è quella di sviluppare altre fonti di finanziamento oltre a quelle del BNDES, come il mercato di capitali”.

 

Cosa frena il gigante

Gli avanzamenti nel settore delle infrastrutture sono dunque di pubblica evidenza. Ma, se esportare un frigo costruito in Brasile continua a costare il triplo della media internazionale, è evidente che resta ancora molto da fare.

Esistono effettivamente alcuni ostacoli che rischiano di rallentare la realizzazione delle infrastrutture. Innanzitutto il tasso di investimento potrebbe continuare al 18% annuale quando dovrebbe essere tra il 22% e il 24% del PIL, secondo Mario Humberto Marques, presidente di Sobratema, l’Associazione Brasiliana di Tecnologia per Impianti e Manutenzione.

In secondo luogo c’è la possibilità che nel 2014 si adotti una politica fiscale restrittiva, con tagli agli investimenti. Ma il principale ostacolo consiste nella persistente ingerenza della mano pubblica: oltre alla mancanza di modernizzazione esistono l’influenza politica, che è molto grande, e la questione della burocrazia.

Ciò è particolarmente vero in merito a ferrovie e porti, che costituiscono una realtà statica ben diversa dalle trasformazioni in corso con strade e aeroporti. Dal 2012 il governo ha annunciato l’interesse ad appaltare le opere nei settori ferroviario e portuario ma nulla si è mosso. Il motivo principale è rinvenibile nei timori delle imprese private a gestire appalti che prevedono la partecipazione o il controllo di società statali.

In merito al settore ferroviario, il dubbio principale è il ruolo della statale Valec nell’operato delle imprese che vinceranno l’appalto. Rodrigo Vilaça, presidente dell’Associazione Nazionale dei Trasportatori Ferroviari “non crede nella concessione ferroviaria per quest’anno”. Parimenti, nel settore portuario, l’inefficienza della statale Companhias Docas è una preoccupazione per chi opera nei terminali pubblici.

A ciò si aggiunga anche un fatto che, in sé positivo, ha però finito per avere risvolti problematici. L’anno scorso è stata infatti approvata la “Lei dos Portos”, una legge molto attesa con cui finalmente veniva riconosciuta la possibilità di dare in concessione privata la gestione dei porti. Tuttavia, come rileva Vital Jorge Lopez, presidente dell’impresa Logistica Intermodal, ciò “ha portato a dispute, ritardando l’inizio di nuovi progetti”.

 

Il futuro del Brasile

Dalla metafora del gigante passiamo ai numeri da gigante.

Secondo uno studio di Sobratema, le intenzioni di investimento programmate per il periodo 2013-2018 sono stimate in quasi 2000 miliardi di reais, cioè quasi 700 miliardi di euro. Il 31% sarebbe diretto ai trasporti, il 29% al settore del petrolio e gas, il 16% all’energia, il 12% all’industria, il 4,5% a opere di risanamento, lo 0,88% all’infrastruttura abitativa, lo 0,45% all’ infrastruttura sportiva e il restante a opere diverse.

Inoltre, nonostante i progressi, la nuova ondata di concessioni è tutt’altro che finita. Nel caso delle autostrade, un terzo dei 7000 km di investimenti previsti nel programma di logistica, lanciato nel 2012, non è ancora stata messa all’asta. Quest’anno, il governo ha annunciato di voler concedere altri cinque autostrade, per un totale di 2600 km.

Quanto agli aeroporti ora l’attenzione del governo si sta concentrando sull’aviazione regionale. L’idea è quella di riformare o costruire 270 aeroporti di media e piccola portata.

 

Tirando le fila…

Le infrastrutture brasiliane, per la loro obsolescenza, costituiscono un ostacolo sia alla competitività delle imprese sia alla domanda di trasporto dei cittadini brasiliani con crescenti potere d’acquisto e desiderio di mobilità.

A fronte di questa situazione finalmente si è verificata una presa di coscienza da parte del governo che ha adottato una nuova politica, la cosiddetta PPP (Parceria Público Privada), affidando – dopo quasi un decennio di prevalente gestione pubblica – all’iniziativa privata la realizzazione delle opere infrastrutturali.

L’ingerenza della mano pubblica – della quale a vario titolo è previsto comunque l’intervento nella gestione dei contratti affidati alla concessione privata – continua tuttavia a rappresentare un’ombra per le imprese, in maniera decisiva nei settori ferroviario e portuario.

L’interesse internazionale è grande ma a livello generale resta il timore che il governo modifichi i contratti in corso o comunque cambi le regole in atto: gli stranieri guardano all’enorme potenziale del Brasile con forte attenzione ma hanno bisogno di un quadro stabile, che non presenti sorprese.

In conclusione: nel complesso è da salutare con moderato ottimismo la nuova visione politica che non solo ha riconosciuto il ruolo fondamentale del settore privato, ma si è già tradotta nell’assegnazione di appalti di grandi opere in alcuni casi anche già concluse.

Questa circostanza è considerata come un oggettivo avanzamento anche tra le fila di chi è generalmente molto critico nei confronti del governo.

Ora non resta che aspettare il periodo successivo alle prossime vicinissime elezioni per assistere alle scelte del presidente che prenderà le redini del Paese, dando al gigante lo scossone che merita…

 

*Fabio Moro è consulente e fondatore della BSO Brasil, società di marketing e assistenza allo sviluppo commerciale a supporto di imprese italiane che investono in Brasile (info@bsobrasil.com.br)

 

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